Quando pensiamo agli assistenti virtuali, nomi come Alexa, Siri o Google Assistant ci vengono subito in mente. Ma se vi dicessi che il primo "assistente virtuale" della storia era in realtà un cane? Non si trattava di un animale reale, ma di un'idea brillante nata molto prima dell'era digitale.
Un salto nel tempo: il 1950 e il "Cyberdog"
Era il 1950 quando un gruppo di scienziati britannici, guidati dal pioniere della cibernetica Grey Walter, presentò una delle prime macchine autonome in grado di simulare comportamenti animali. Il robot, affettuosamente soprannominato "Cyberdog", era una semplice macchina a forma di cane che poteva reagire agli stimoli esterni, come la luce o gli ostacoli. Per quanto rudimentale, questa creazione rappresentava un primo passo verso l'idea di un assistente automatizzato capace di interagire con il suo ambiente.
L'inizio della relazione uomo-macchina
Cyberdog non era in grado di rispondere a domande o cercare informazioni online, ma la sua capacità di reagire agli stimoli era rivoluzionaria per l'epoca. Progettato per seguire luci e "annusare" intorno agli oggetti, questo robot – che ricorda vagamente un cucciolo curioso – era il simbolo della nascente relazione tra uomo e macchina.
Il legame emotivo con la tecnologia
La forma di un cane non era casuale. I cani sono compagni fedeli dell’uomo, e associare questa immagine a un robot serviva a rendere la tecnologia più accettabile e familiare. Questo aspetto emotivo si è evoluto nel tempo, fino ad arrivare agli assistenti virtuali moderni che cercano di instaurare un rapporto empatico con gli utenti.
Perché ricordare il Cyberdog oggi?
Oggi, mentre utilizziamo strumenti avanzati per semplificare le nostre vite, è affascinante riflettere su quanto lontano siamo arrivati. Da un piccolo cane robotico che seguiva una luce a dispositivi intelligenti in grado di comprendere il linguaggio naturale, la strada percorsa è straordinaria. Cyberdog ci ricorda che ogni grande innovazione nasce da un'idea semplice e, a volte, persino giocosa.
La prossima volta che chiedi al tuo assistente virtuale di mettere una canzone o di ricordarti un appuntamento, pensa al piccolo cane robotico che ha iniziato tutto. Chissà, forse se potesse parlare direbbe: “Woof! Grazie per avermi ricordato.”
Commenti
Posta un commento